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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), X, 31
 
originale
 
31. Super has introcessit alia, visendo decore praepollens, gratia coloris ambrosei designans Venerem, qualis fuit Venus, cum fuit virgo, nudo et intecto corpore perfectam formositatem professa, nisi quod tenui pallio bombycino inumbrabat spectabilem pubem. Quam quidem laciniam curiosulus ventus satis amanter nunc lasciviens reflabat, ut dimota pateret flos aetatulae, nunc luxurians aspirabat, ut adhaerens pressule membrorum voluptatem graphice liniaret. Ipse autem color deae diversus in speciem, corpus candidum, quod caleo demeat, amictus caerulus, quod mari remeat. Iam singulas virgines, quae deae putabantur, (sui tutabantur) comites, Iunonem quidem Castor et Pollux, quorum capita cassides ovatae stellarum apicibus insignes contegebant, sed et isti Castores erant scaenici pueri. Haec puella varios modulos Iastia concinente tibia procedens quieta et inadfectata gesticulatione nutibus honesti pastori pollicetur, si sibi praemium decoris addixisset, sese regnum totius Asiae tributuram. At illam quam cultus armorum Minervam fecerat duo pueri muniebant, proeliaris deae comites armigeri, Terror et Metus, nudis insultantes gladiis. At pone tergum tibice Dorium canebat bellicosum et permiscens bombis gravibus tinnitus acutos in modum tubae saltationis agilis vigorem suscitabat. Haec inquieto capite et oculis in aspectum minacibus citato et intorto genere gesticulationis alacer demonstrabat Paridi, si sibi formae victoriam tradidisset, fortem tropaeisque bellorum inclitum suis adminiculis futurum.
 
traduzione
 
Dietro di lei venne una terza: per lo splendore della sua bellezza, pel suo divino incarnato, rappresentava Venere, una Venere ancora fanciulla, che mostrava il bel corpo ignudo e la perfetta armonia delle sue forme: un leggero velo di seta appena adombrava il dolcissimo pube. Un vento birichino, scherzando amabilmente con quel velo, or vi soffiava dentro sollevandolo, s? da mostrare il fiore di quella adolescenza, ora, lascivo, lo faceva aderire a quel corpo perch? meglio segnasse le voluttuose forme. Due colori esaltavano la bellezza della dea: il candore del suo corpo, a dire che veniva dal cielo, l'azzurro di quel velo, come colei ch'era uscita dal mare. Le tre fanciulle che raffiguravano le tre dee, avevano ciascuna il loro seguito: accompagnavano Giunone Castore e Polluce che portavano in capo elmi a forma di uovo, dai cimieri scintillanti di stelle, naturalmente, anch'essi giovani attori. La fanciulla che impersonava questa dea si avanz? al suono modulato del flauto ionico e con gesti misurati, senza affettazione, con una mimica semplice, promise al pastore che se le avesse assegnato quel premio di bellezza ella gli avrebbe dato il dominio di tutta l'Asia. L'altra, di tutto punto armata, e che quindi faceva la parte di Minerva, era scortata da due giovinetti, il Terrore e il Timore, i due scudieri della dea guerriera, che brandivano spade sguainate. Li seguiva un flautista che alla maniera dorica suonava un motivo di guerra e alternava suoni gravi a squilli acuti come di tromba per dare slancio maggiore all'agile danza. Ella scuotendo il capo con gesti strani e concitati fece intendere a Paride che se avesse dato a lei la vittoria in quella gara di bellezza sarebbe diventato, col suo aiuto, un guerriero famoso per i molti trofei.
 

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